Gazzetta del Sud
Francesco Celi
Quarantacinque candidati sedotti e abbandonati; chissà quanti amici mobilitati e privi, ora, di punti di riferimento; amministratori e attivisti disorientati e attoniti nel capoluogo e in provincia. Decine di migliaia di volantini elettorali, appena pagati, che non servono più a nulla; comitati elettorali affittati a vuoto; manifesti, molti dei quali campeggiavano già sui muri delle città, rappresentazione di candidature virtuali, paradigma a colori di un cortocircuito beffardo e paradossale. Doloso per molti, taluni esponenti del Pd, Verdi, rappresentanti di Sinistra democratica; fatale sì ma non voluto per i vertici del Pd. Bufera nel centrosinistra, strali sull'entourage dell'on. Genovese. Franco Rinaldi, coordinatore provinciale, cognato del candidato sindaco e numero 2 del Pd messinese, non si nasconde dietro dichiarazioni di rito e trae le conseguenze: «La mancata presentazione, per motivi tecnici», sottolinea, «della lista Siracusano Presidente nei collegi della provincia, è un fatto grave, così come il danno arrecato ai candidati al Consiglio e al candidato presidente. Mi assumo tutta la responsabilità dell'accaduto, rimetto il mandato di coordinatore provinciale alla segreteria regionale», cioè dell' on. Genovese. «Esprimo», aggiunge, «tutta la mia solidarietà ai candidati convinto che a Siracusano non mancherà il loro sostegno né quello di tutto il Pd».Rinaldi, in una seconda nota, sottolinea poi che la «remissione» del suo «mandato è una decisione comunicata a 24 ore dalla mancata presentazione della lista Siracusano Presidente, ma maturata immediatamente. Il senso di responsabilità nei confronti di Paolo Siracusano», prosegue, «e di coloro che avevano messo in gioco il loro impegno a sostegno del nostro progetto, mi hanno convinto, da subito, della necessità di compiere un atto che riportasse serenità; che allontanasse qualunque dubbio ed evitasse strumentalizzazioni sulle circostanze che hanno portato alla mancata presentazione della lista. Comprendo», conclude l'on. Rinaldi, «la rabbia e lo sconforto dei candidati, ma non posso che far mie le parole di Siracusano: l'impegno è più forte di prima».Siracusano che, dopo un primo momento di forte scoramento nella giornata di mercoledì, dal canto suo afferma: «Non nego che la macchina organizzativa sia andata in tilt. Forse, se il team di segreteria avesse comunicato prima le sue difficoltà, avremmo potuto evitare il problema. Nonostante tutto, rimango fiducioso e porterò fino in fondo la mia sfida. Affiancato da tutto il Pd, combatterò fino all'ultimo voto». In serata, giunge anche una dichiarazione dell'on. Genovese: «Mi auguro», esordisce il leader del Pd, «che il generoso gesto di Franco Rinaldi chiuda la polemica su questa pur dolorosa vicenda. Nei prossimi giorni si individuerà il gruppo dirigente a cui affidare la guida del partito fino al congresso». Si «mettano da parte le residue amarezze e le perplessità e si uniscano le forze per continuare con rinnovato entusiasmo la campagna elettorale per le elezioni provinciali». Acqua su un fuoco divampato con virulenza. Le reazioni in città e in provincia. Il Pd di Letojanni – come ci fa sapere il nostro corrispondente Gaetano Rammi – si riunirà stasera per discutere della mancata presentazione della lista Siracusano Presidente, nella quale aveva trovato posto il candidato locale Paolo Spadaro. Il presidente del consiglio comunale Alessandro Costa, che assieme al vicesindaco di S. Domenica Vittoria, Franco Materia, aveva curato la raccolta delle firme per il collegio di Taormina, ha denunciato «un' improvvisazione alla quale si risponderà con il disimpegno nei confronti del Pd, nella cui classe dirigente non ci si riconosce più». La vicenda «punisce severamente gli ex Ds» tanto da ventilare la fuoriuscita dal Pd. «Di fatto inaudito» parla l'on. Nino Messina, secondo cui «le dimissioni di Rinaldi non chiudono il problema perché», sostiene, «non si è trattato di motivi tecnici ma di una decisione unilaterale nella visione di un partito di padroni e servitori». L'on. Messina auspica, tra l'altro, una «profonda discussione sull'accaduto», e propone al «Pd provinciale la costituzione di un coordinamento unitario fino al congresso di novembre». Messina preannuncia, infine, una «larga sottoscrizione di amministratori, dirigenti e sindacalisti per chiedere una svolta profonda nella vita del nuovo partito. Si è tanto lottato», chiude, «per sconfiggere padroni e campieri nella Sicilia del feudo, non si può stare in un partito che risuscita padroni e campieri». Affondano anche i Verdi: «La ragione dell'errore tecnico addotta dalla segreteria del Pd messinese non giova certo a placare la rabbia né a risarcire i tanti candidati». I Verdi si soffermano sugli aspetti paradossali di «una vicenda che danno ovviamente adito a sospetti di varia natura». Che l'on. Rinaldi però respinge con forza facendo leva su un'argomentazione razionale: «Non sarei stato così pazzo da innescare un meccanismo che avrebbe finito per danneggiare anche la candidatura di Genovese a sindaco». Caustica l'analisi del componente l'assemblea nazionale del Pd, nonché ultimo segretario provinciale del Ds, Marcello Scurria: «Scomparsa, nascosta, volatilizzata. Siracusano perde per strada la sua lista e i tanti candidati che avevano manifestato disponibilità. Un gioco di prestigio che lascerà non pochi strascichi. Non è il giallo il colore di questa brutta storia. È il nero, dei buio pesto. Il danno», prosegue, «è irreparabile. Quando in un partito, se mai lo è stato il Pd messinese, viene meno la fiducia, la lealtà e il reciproco rispetto, non si costruisce nulla. Non serve un'analisi più o meno approfondita per affermare che s'è perso il senso del limite». Laconico, infine, Antonio Saitta: «Dopo il voto, andranno discussi uomini e prassi politiche».
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 5/23/2008
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