Guercino 1591-1666 capolavori da Cento e da Roma

Guercino 1591-1666 capolavori da Cento e da Roma Palazzo Barberini inaugura il nuovo spazio espositivo situato al piano terra dell’edificio con la mostra, “Guercino 1591-1666 capolavori da Cento e da Roma”. Nato nel 1591 a Cento, nei pressi di Bologna, Francesco Barbieri, soprannominato il Guercino a causa di uno strabismo, muore nel 1666 dopo una lunga e prolifica carriera artistica. La mostra di Palazzo Barberini conta circa quaranta opere, delle quali diciassette in prestito dalla Pinacoteca di Cento. Si tratta di una panoramica a tutto tondo sulla carriera dell’artista: dalla giovinezza a Cento, alla svolta barocca della tappa romana, fino al classicismo di quella bolognese. Nella sua città natale, Guercino ha iniziato a dipingere precocemente da autodidatta con una grande passione per il disegno. Già nel 1617 il grande maestro della scuola emiliana Ludovico Carracci lo definisce un gran disegnatore e felicissimo coloritore, un miracolo di natura. E non a caso l’unico maestro riconosciuto dall’artista è proprio Ludovico Carracci. Alla sua Cento Guercino rimane sempre legato lasciandola solo per brevi periodi, come nel caso del suo viaggio a Venezia del 1618 e di quello a Roma del 1621. Tuttavia nel 1645, dopo la morte del rivale Guido Reni, si trasferisce a Bologna e ne rileva le committenze. Nella prima sala le opere della giovinezza, fra cui spicca la pala per la collegiata di San Biagio a Cento con il “San Carlo Borromeo in orazione”. Nella seconda sala la svolta romana. In esposizione il bozzetto della monumentale Pala di Santa Petronilla dei Musei Capitolini che insieme all’affresco dell’‘Aurora al Casino Ludovisi sancisce il passaggio dell’artista al barocco. Guercino arriva a Roma nel 1621 dopo l’elezione del papa Alessandro Ludovisi, arcivescovo di Bologna, e ci rimane per due anni fino all’improvvisa morte del pontefice. Questi due anni sono sufficienti per far maturare nell’artista la svolta che lo porta dal naturalismo degli anni di Cento al classicismo Barocco di quelli romani. Guercino a Roma riesce a mescolare l’influenza della scuola ferrarese a quella del realismo caravaggesco in maniera del tutto personale. Non gli interessa il realismo del Caravaggio, ma la luce che attraversando il colore e le ombre dona compattezza alle forme. Nella pittura del Guercino le luci radenti che affiorano dalle superfici sono macchie di colore, frutti di un luminismo originale e di un’inconfondibile commistione tra naturalismo e classicismo. Nel “San Girolamo in atto di sigillare la lettera” vige la monumentalità classica della composizione. Nel gioco dei volumi e dei colori si intravede la natura del “classicismo pittorico” del Guercino, lontano da quello “statuario” dell’eterno rivale Guido Reni. Infine nella tela ’”Et in Arcadia Ego” la luce è la vera protagonista della lampeggiante apparizione di due pastori che contemplano un teschio. Un monito per ricordare che la morte è sempre presente, anche nei luoghi dotati di una perfetta chiarità come quello del mitico paradiso arcadico. La mostra di Palazzo Barberini è assolutamente da non perdere, soprattutto se si desidera conoscere l’intero percorso artistico del grande maestro. Una carriera lunga e ricca di committenze, ne abbiamo testimonianza grazie al suo libro dei conti. Il prezzo dell’opera varia secondo le richieste: 100 ducatoni per figura intera, 50 per mezza figura, 25 per la sola testa e diventa addirittura proibitivo se si sceglie l’uso di un particolare tipo di blu ottenuto con i lapislazzuli. Guercino lavora a molte commesse ed ha perciò una bottega ricca di collaboratori che considera come familiari. L’esposizione lascia intuire come l’anima profonda del Seicento non possa essere delimitata al solo fenomeno barocco come pure al realismo o al classicismo, ma risiede nell’originalità del singolo artista che ne rischiara le forme. L’officina del Guercino ne è una testimonianza esemplare. Fino al 29 aprile 2012 si possono ammirare i capolavori del Guercino nelle sale che un tempo ospitavano il Circolo Ufficiali.

a cura di Daniela Bruzzone

Data notizia: 1/3/2012

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