Giovedì 30 giugno, alle 19.30 a Malfa - Isola di Salina - nell'ambito delle iniziative culturali estive, alle ore 19.30, il chiarissimo professore Marcello Isaja presenterà a Palazzo Marchetti “Il Giardino degli Intoccabili”, romanzo già alla seconda edizione, di Franco Arabia ed edito da Lombardi.
Oltre al sottofondo musicale di un pianista, l'autore leggerà alcune pagine del libro incentrato sui dubbi che aleggiano attorno alla famiglia Florio, sugli ingombranti conflitti d’interesse dello statista Francesco Crispi e sulla ricostruzione romanzata ma vera di un indicativo caso di mala giustizia italiana. L’opera prima è sorprendentemente costruita sulla ricerca storiografica, il profondo lavoro introspettivo dell'autore e la narrazione efficace e mai scontata. Nella prima parte del suo romanzo, Franco Arabia, descrive il suicidio sociale della sua città di origine, Catanzaro, come l’ha inteso Émile Durkeim a fine Ottocento, il cui effetto in concreto si manifesta in prevalenza con i numerosissimi suicidi avvenuti negli ultimi cinquant’anni.
Osserva alcuni accadimenti della propria giovinezza, - di adolescente comunista che veste in jeans e giubbotto, ripercorre la rivoluzione culturale del 1955 che coincide con altre: Gioventù Bruciata americana e i Blouson Noir francesi prodromi del Sessantotto. Richiama la crisi del Partito Comunista Italiano e la condizione operaia e scolastica degli anni Ottanta del secolo scorso. È la Sicilia delle contraddizioni, però, dall'Unità d'Italia ai giorni nostri, a occupare lo spazio preponderante nel romanzo di Arabia. Nel suo riuscito cimento letterario, l'autore puntualizza aspetti della classe politica alle prese con stravolgimenti generazionali di attualità e della morale del Gattopardo rimasta come rassegnazione sociale.
Diverse pagine sono dedicate alla famiglia Florio, al suo successo e al declino palermitano. Alcune parti del romanzo sono autobiografiche e introspettive, altre sono narrazioni di accadimenti del 1861 e dei nostri tempi fino alle terribili stragi del Novantadue, ai fatti del Novantatré e alla supposta strategia internazionale che appare come limite alla sovranità dell’Italia. Accenna alle contraddizioni della giustizia italiana e alla condizione carceraria in cui lo stesso processo Andreotti si presenta inaspettato nella vita di Giovanni Saltalamacchia, il personaggio finale e immaginario della narrazione. Più in dettaglio l’autore parte dalle sue esperienze giovanili nella sua città, tema che insegue in buona parte del suo romanzo. Analizza aspetti psicologici e antropologici di quel tempo e si pone in posizione critica, non tanto in termini di giudizio morale ma perché il suo diviene il risultato d’intenso osservatore che vive sulla propria pelle le contraddizioni sociali della sua terra.
Data notizia: 6/29/2016
dalla nostra Daniela Bruzzone
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