Debutta in libreria "I racconti all'età del rap"

Debutta in libreria "I racconti all'età del rap" Lipari- Uno scrittore di origine milazzese che debutta in libreria: sembra –questa sì- un’invenzione letteraria, in tempi di macerie culturali diffuse, nel territorio di Milazzo e non solo. E invece, è quanto succede in questi giorni, grazie alla pubblicazione di “Racconti dell’età del rap”, di Alessio Pracanica, per i tipi della Edizioni Creativa di Napoli. “Tutto ciò che si scrive è dettato da un’urgenza espressiva, dal bisogno di far uscire storie e personaggi che chiedono, in certi casi pretendono, di essere raccontati”, afferma l’autore. A questa urgenza espressiva Pracanica, nato a Milazzo 39 anni fa, di professione medico (è chirurgo presso l’ospedale di Lipari), ha dato risposta con questa raccolta di 25 racconti. Il titolo già richiama un immaginario “globalizzato”, in parte echeggiante quegli anni Ottanta che tanta parte sembrano aver avuto nella formazione culturale ed esistenziale di Pracanica: il mito dell’America, ad esempio, filtrato attraverso la lente deformante –e non di rado umanizzante- di una qualunque provincia del Sud Europa, sicché ambientazioni e personaggi spesso sono presi a prestito da “un’America di seconda o terza mano, com’è giusto che sia per chiunque descrive l’impero dalla periferia”. Ma c’è soprattutto il gusto della storia, della descrizione dei personaggi, sovente custodi di una non velata critica al perbenismo borghese o della lezione dolcemara data dall’imprevedibilità del caso nella costruzione delle vicende umane. Personaggi di cui lo scrittore deve “aver cura come di persone care, di famiglia, vecchi amici, e soprattutto lasciargli dire solo quello che effettivamente hanno da dire, né una parola in più, né una in meno”, dice Pracanica. Che, qui e là, dietro l’evidente piacere dell’invenzione, del tocco ironico e anche dell’affabulazione linguistica, mostra di avere letto Pier Vittorio Tondelli e i nuovi “scrittori cannibali” propri coetanei e, come Pracanica, venuti fuori dal “luna park” degli anni Ottanta, magari con la voglia di definirsi “orgogliosamente provinciali”, ma cercando l’universalità soprattutto lungo la via maestra dove essa può incontrare il cammino di ogni narratore: quella su cui si muovono storie e personaggi. “Non è importante –chiosa l’autore- che siano americani o troiani, antichi o futuribili. E soprattutto non venitemi a parlare di generi letterari. Non esistono i generi, o meglio esistono se hanno delle suocere. L’ Inferno dantesco cos’è, un romanzo horror? Esistono le storie e qua dentro, spero, ne troverete in abbondanza”.

, a cura di Tiziana Medda