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Il lavoratore rimproverato dal capo puo' reagire con un ''Chi c... credi di essere'' senza incorrere nel licenziamento. Parola di Cassazione, secondo la quale l'espressione va inquadrata come semplice ''reazione emotiva ed istintiva del lavoratore ai rimproveri ricevuti'', escludendone quindi ''l'ascrivibilita' ad un'ipotesi di vera e propria insubordinazione''. In questo modo la sezione lavoro (sentenza 6569) ha respinto il ricorso di un'azienda napoletana, l'Alma Mater che si era opposta alla rintegrazione di un proprio dipendente, un ausiliario addetto al servizio stoviglie, che rimproverato dall'amministratore della societa' per il lavoro che stava svolgendo, di tutta risposta gli aveva detto ''Chi c... ti credi di essere, se sei un uomo esci fuori, non ti faccio campare piu' tranquillo''. Una risposta che, insieme ad altre inottemperanze contestate dall'azienda, era costata al lavoratore Saverio M. il licenziamento intimato il 18 giugno del 2002. L'ausiliario addetto al servizio stoviglie era stato poi reintegrato dal giudice del lavoro di Napoli e dalla Corte d'Appello del capoluogo campano nel maggio 2005. Contro la riassunzione del dipendente che aveva osato rispondere al capo Fabrizio C., l'azienda ha fatto ricorso in Cassazione sostenendo, tra l'altro, l'insubordinazione del lavoratore nei confronti del dirigente.
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 3/20/2009
dalla nostra Daniela Bruzzone
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