Europee, un governo in campagna elettorale

siciliainformazioni.com Per quanto ne sappiamo non ci sono precedenti di questa misura: quattro assessori ed il Presidente della Regione nello stesso turno elettorale in lista per entrare nel parlamento di Strasburgo. E’ come se il governo fosse in campagna elettorale: tutte e tre le componenti dell’alleanza di centrodestra hanno i loro candidati, a cominciare dal Movimento per l’Autonomia, che schiera in lista nientemeno che il governatore, Raffaele Lombardo. Due i candidati assessori per il PDL, Giovanni La Via e Michele Cimino; altrettanti per l’UDC, Pippo Gianni e Antonello Antinoro. Due domande obbligate: con quali obiettivi vanno in lista e perché tanto affollamento alle elezioni europee, finora regno del voto d’opinione? Schierando gli uomini di punta i partiti manifestano chiaramente uno straordinario interesse per il risultato delle urne. Al primo quesito si potrebbe rispondere semplicemente: l’obiettivo è di essere eletti, di sedere nel Parlamento europeo. Non è vero per tutti i candidati. Difficilmente il Presidente della Regione, Raffaele Lombardo, pur eletto, sceglierà lo scranno di Strasburgo. Quanto ai candidati UDC, scendono in campo i big (Saverio Romano oltre che i due assessori), ma solo uno, se va bene, può aspirare al successo. Significa che gli altri – Gianni e Antinoro - faranno gioco di squadra. L’obiettivo vero è ottenere un buon risultato che avrebbe un immediato riflesso sugli equilibri – precari – del potere in Sicilia. Non si tratta dunque di un test nazionale (anche questo, s’intende), ma soprattutto regionale. Le tre componenti del centrodestra si misurano per stabilire una gerarchia aggiornata delle forze in campo. Il risultato disegnerà la nuova mappa dei poteri in Sicilia. I tre schieramenti vivono con motivazioni diverse questa vigilia elettorale. Nel PDL si confrontano le due correnti storiche del partito, quella che fa capo al Presidente del Senato, Renato Schifani, al Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, al Presidente della Provincia di Catania, Giuseppe Castiglione (uno dei due proconsoli nell’Isola), che fa scendere in campo l’assessore Giovanni La Via e Salvatore Iocolino, e l’altra, che si riconosce nel settosegretario Gianfranco Miccichè, che schiera l’assessore al bilancio, Michele Cimino. Ma c’è un’altra candidatura da supportare per Miccichè, quella di Nino Strano, dell’area AN, rappresentata da Domenico Nania (coordinatore come Castiglione del PDL in Sicilia). Non è ben chiaro che debba essere lui ad assicurare il risultato a Strano, ma c’è un impegno perché fra gli eletti ci sia la rappresentanza di AN. Siccome Nania, coordinatore, è stato richiesto da Miccichè, è probabile che sia Miccichè ad avere assunto l’impegno. I seggi che potrebbero essere attribuiti al PDL, stando ai risultati delle precedenti competizioni, sono tre, ma il quarto seggio è possibile: dipende dai risultati del MPA, che nelle Isola raggiunge e supera la fatidica soglia di sbarramento, il 4 per cento, ma in campo nazionale questa misura è proibitiva. Se il MPA non ce la fa, il quarto seggio arriva in casa PDL e il quartetto La Via, Cimino, Strano e Iocolino dovrebbe farcela. Nell’UDC, quattro candidati di punta: Saverio Romano, il segretario del partito, i due assessori Gianni e Antinoro e il messinese Giuseppe Naro. Ce la farà l’Udc ad assicurarsi un seggio? Probabile. Il favorito è Saverio Romano, ma è Naro che ha le maggiori chances di raggiungere Strasburgo, perché quella di Romano pare che sia una candidatura di bandiera, al pari della candidatura di Lombardo, in compagnia del quale, nella lista del MPA, ci sono il presidente della Commissione UE dell’Ars, Francesco Musotto, e Vittorio Sgarbi. Lombardo, se eletto, darebbe il posto al primo dei non eletti che sulla carta potrebbe essere l’estroso sindaco di Salemi o Musotto, che è stato eurodeputato. Ma la caratteristica precipua di questa tornata elettorale è la competizione all’interno del governo regionale. Non è certo il meglio che possa accadere per un esecutivo che deve vivere alla giornata una grave instabilità. E’ come aggiungere benzina al fuoco. Ma le ragioni della competizione, pur svantaggiosa, sembrano più forti di quelle che avrebbero suggerito di lasciare fuori il governo dal confronto diretto. E’ porprio questa condizione che rafforza l’idea di un redde-rationem all’indomani delle europee. Quanto alla sorte degli assessori, potrebbero – se eletti – restare al loro posto a patto che rinuncino al seggio dell’Assemblea, incompatibile con lo scranno europeo.

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 5/2/2009

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