Regione, quella sottocasta "nascosta"

Gazzetta del Sud Messina-«Basta sprechi». «Non è più tempo di scialacquare». Che diamine: «È l'ora del risanamento dei conti e della razionalizzazione della spesa». E giù con il machete: su sanità – ahi quante frizioni con Udc e Pdl –, formazione professionale, rivoli e capitoli della programmazione di governo. Da un anno e mezzo il governatore Lombardo ammonisce i siciliani che le risorse sono al lumicino e se l'isola non si incammina lungo un percorso virtuoso di spesa si rischia la bancarotta. E giù, appunto, con il machete: pazienza se dovessero chiudere guardie mediche nei centri di montagna, pazienza se i dipendenti dello "Sciacca Baratta" di Patti non percepiscono stipendi da trenta mesi, pazienza se gli ospedali verranno accorpati e i trasferimenti agli enti locali registreranno decurtazioni, pazienza se... Ma c'è una casta, anzi, una sottocasta, nascosta, semi-invisibile ai più, che non va toccata, e sempre al riparo da crisi economiche o congiunturali. Assecondata da qualsivoglia governo regionale, di centrodestra come di centrosinistra, tanto a Palermo gli steccati trovano saldatura nella gestione del potere e dei "piccioli". È la sottocasta dei dipendenti dell'amministrazione regionale. Non tutti, sia chiaro, ma quelli riuniti in associazione (papaveri? iperinformati?). Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Regione – n. 53 del 2009 – un decreto dell'assessore alla Presidenza con il quale si riconoscono alle associazioni formate da dipendenti privilegi surreali che vanno sotto il titolo di "Programma assistenziale per l'anno 2009 a favore del personale dell'amministrazione regionale in servizio o in quiescenza, dei loro familiari a carico, nonché dei titolari di pensioni dirette o di reversibilità o di assegni vitalizi obbligatori o integrativi". Tra Palazzo dei Normanni e Palazzo d'Orleans hanno stanziato 170mila euro per «la consegna dei doni della Befana a favore dei figli, dei minori in affidamento preadottivo e dei nipoti in linea retta, a carico del dipendente regionale, anche non aderente alle associazioni» fondate dalla categoria e delle quali fanno parte sia impiegati in servizio che in pensione. Associazioni che devono avere «500 soci nella provincia di Palermo e 250 nelle altre province siciliane»: in realtà solo nel capoluogo isolano pare esistano giacché non ci risulta che tali realtà siano particolarmente diffuse altrove. Privilegi surreali, si accennava. Come ad esempio il sussidio di 8000 euro – a fondo perduto – che si concede «per la gestione di impianti sportivi alle associazioni costituite da 500 soci nella provincia di Palermo e 250 soci negli altri capoluoghi, da dipendenti regionali in servizio o in quiescenza». Purché – si ammonisce sfoggiando encomiabile rigore – siano «gestiti direttamente ed esclusivamente da dipendenti regionali in servizio o in quiescenza, o familiari a carico». Passi per i secondi, non si capisce che titoli abbiano i terzi, non si comprende dove trovino il tempo i primi. Roba da non credere. È un pozzo di sorprese il decreto emesso dall'assessorato retto dall'avvocato Armao. Sono concessi assegni di natalità (250 euro, ma solo a personale in servizio) e assegni di nuzialità (250 euro, anche a personale in pensione: perché, si sa, l'amore e cieco e può arrivare anche in tarda età). E se un dipendente dell'amministrazione regionale tira le cuoia interrompendo prematuramente la sua esistenza terrena? A casa stiano tranquilli, 1200 euro giungeranno nell'ordine ai seguenti «aventi titolo»: coniuge non legalmente separato; figli, anche naturali o adottati; discendenti dei figli; genitori e gli ascendenti prossimi, anche naturali; genitori adottivi; generi e nuore; suocero e suocera – anche se ti odiano o li detesti, ndr –; fratelli e sorelle, anche naturali. Ma perché pensare al peggio quando dopo decenni di duro lavoro puoi goderti la pensione? Tanto più che "mamma Regione" ti accompagna anche a teatro, riconoscendoti un contributo per l'acquisto dell'abbonamento. Purché, va da sé, il dipendente dell'amministrazione regionale, in servizio o meno, faccia parte della sottocasta riunita in associazione. E addio machete.(fr.ce.)

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 11/29/2009

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