Pd alla prova sull'appoggio a Lombardo

Pd alla prova sull'appoggio a Lombardo Gazzetta del Sud Mario Cavaleri Palermo Seconda puntata oggi all'Ars per il prosieguo della discussione sulle dichiarazioni che mercoledì scorso il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, ha fatto in Aula ufficializzando la fine dell'alleanza con quella parte del Pdl responsabile della bocciatura del Dpef. C'è molta attesa per il dibattito che potrebbe essere ancora un'occasione di "assaggio" delle varie posizioni e tuttavia portare a un voto posto che dagli interventi scaturiranno ordini del giorno su cui fare esprimere i deputati. Così da consentire una prima conta sul quadro ormai delineato da Lombardo dopo aver dichiarato che «la maggioranza si è dissolta» e quindi non esiste più quel rapporto di affidabilità e di leale alleanza che avrebbe dovuto vedere il Pdl cosiddetto "lealista" schierato a sostegno del governo; come ha fatto l'altra parte del Pdl, (denominato "Sicilia" a seguito della separazione voluta dal sottosegretario Gianfranco Micciché e con lui dai "finiani" dell'ex An) forte di 15 deputati. Che aggiunti ai 15 del Movimento per l'autonomia di Lombardo sommano un terzo del parlamento siciliano. Per governare però ne servono 46. E siccome nessuno, proprio nessuno, vuole tornare alle urne, ipotesi peraltro ritenuta sciagurata dalle stesse forse sociali e imprenditoriali riottose per le ricadute negative, rimane la strada indicata dal governatore: investire sui programmi, sull'accelerazione da imprimere nell'interesse dei siciliani, svincolati dagli schieramenti. Un percorso nuovo, inedito che dovrebbe incassare la disponibilità del Pd. Difficile da digerire a chi vive di logiche di appartenenza e di gruppi; tuttavia convincente e da esplorare, in qualche misura irresistibile per chi guardando anche al panorama nazionale vorrebbe una dialettica politica meno schiacciata dalle convenienze dei partiti, e più permeabile agli interessi dei cittadini che anelano a una Regione energica nell'assecondare standard di servizi adeguati, sostegno alla produttività, freno alla disoccupazione, recupero delle intelligenze giovanili specie sul fronte dell'innovazione. Tutte cose che non sono di destra o di sinistra perché appartengono al partito del buon senso. Lombardo ha già fatto appello a questo modo nuovo di intendere la politica e il buon governo e lo ribadirà anche stasera, chiedendo a chi ci sta di appoggiarlo. Il Pd, a stragrande maggioranza ha già manifestato la sua apertura, propenso a scommettere sulla svolta e intestarsi alcune battaglie condivise, pur tra le resistenze interne degli oltranzisti. Nelle ultime ore il Pdl-lealista ha mitigato la propria posizione offrendo al presidente della Regione nuova disponibilità, parlando di rinnovato clima di serenità che però non ha trovato eco negli ambienti di Palazzo d'Orleans. Nè ha aggiunto qualcosa di nuovo l'incontro di domenica scorsa tra Micciché e il ministro Angelino Alfano, divisi sulla direzione del partito in Sicilia: con Micciché che vuole a tutti i costi il siluramento del coordinatore regionale Giuseppe Castiglione e Alfano che non ha tollerato la scissione del "Sicilia". Impelagati in questioni nazionali, i maggiorenti del Pdl hanno mostrato disinteresse per le ultime vicende nell'Isola, prossimi però a scatenarsi se il "laboratorio siciliano" si rivelerà ancora una volta apripista di fermenti che a ridosso dell'appuntamento elettorale con le Regionali di marzo, rischiano di essere destabilizzanti. Stasera dagli interventi sarà ancora più chiaro chi sta con chi. Lombardo non ha perdonato, e lo farà pesare, la bocciatura del documento di programmazione da parte di un pezzo della maggioranza dopo che i suoi stessi rappresentanti nel governo l'avevano approvato. Un episodio giunto al culmine di un lungo periodo di ostruzionismo cominciato con la riforma della sanità. Da qui le accuse al Pdl-lealista di aver deliberatamente creato i presupposti di un abbandono, mentre da questa parte gli si ribatte la mancata concertazione. A fianco di Lombardo, convinti che il rapporto è ormai irrecuperabile, il Pdl-Sicilia con gli ex finiani vicini a Fabio Granata e Carmelo Briguglio, amareggiati dall'assenza della direzione nazionale del Pdl, per ora distratta e quasi indifferente, tanto da tenersi nel cassetto da tempo le proposte di nomina dei coordinatori provinciali e comunali del partito. Il fuoco di fila potrebbe essere aperto dall'Udc, emarginata all'opposizione, intenzionata a riprendere il capitolo della "sfiducia" all'assessore Gaetano Armao. Dal tono degli interventi si capirà se la frattura col Pdl si è definitivamente consumata, e quanto il Pd è pronto a collaborare. Intanto all'Ars stasera farà la sua comparsa "Alleanza per l'Italia" il movimento di Rutelli cui ha aderito l'altro ieri il deputato siracusano Mario Bonomo: non farà più parte del Gruppo Pd e qualcuno ipotizza che si tratti di un primo passaggio destinato a essere emulato. Se dovessero diventare cinque costituirebbero un nuovo soggetto a Sala d'Ercole, un elemento di novità al centro dello scacchiere che potrebbe modificare nel tempo i rapporti.

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 12/9/2009

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