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Milazzo- C'è ancora da attendere per l'avvio dei lavori di dragaggio dei fondali del porto di Milazzo. Infatti non è stato sciolto il nodo della discarica dove dovrà essere conferito il materiale. Inizialmente il sito individuato era quello di Valdina, ma il lungo tempo trascorso per ottenere il via libera dal ministero dell'Ambiente, ha di fatto precluso questa possibilità perchè quel sito non è più idoneo. L'Autorità portuale così sta cercando tra Mazzarrà ed una discarica catanese, non disdegnando neppure una ipotesi calabrese. «Stiamo facendo un'indagine di mercato – afferma l'ing. Di Sarcina – e siamo in attesa dei preventivi da parte dei gestori delle discariche. Poi gioco forza sarà necessaria una perizia di variante visto che in questi anni i prezzi sono cambiati. Sui tempi d'inizio lavori non posso sbilanciarmi, anche se penso che ormai dovremmo esserci». Il rappresentante dell'Autority ha poi anticipato che, proprio per rientrare nei costi il dragaggio potrebbe avvenire a 10 metri di profondità, anzichè gli undici previsti, senza conseguenze comunque di alcun genere sull'intervento. Va detto che il ministero nel decreto ha posto dei vincoli abbastanza rigidi per lo smaltimento del materiale ovviamente di una certa rilevanza, anche sotto il profilo dell'inquinamento, che sarà oggetto dell'intervento di dragaggio. Ciò anche perché rientrando l'area portuale di Milazzo nei Sin – siti di interesse nazionale – essa è sottoposta ad una particolare procedura nonchè alla verifica dei materiali. E questa situazione incide anche sull'altro intervento previsto nel porto mamertino, ovvero il completamento delle banchine nel tratto compreso tra largo Buccari (zona dove oggi approda la nave veloce per le Eolie) sino all'area antistante piazza Marconi (via Tonnara). Non ci sono ostacoli dal punto di vista procedurale in quanto la gara d'appalto è stata espletata tramite l'Urega ed aggiudicata all'impresa Scuttari, ma c'è sempre il problema dello smaltimento del materiale. E anche qui non è esclusa la necessità di una perizia. Insomma tanti anni di ritardo, oltre a bloccare le opere rischia di condizionarle proprio il mutamento dei costi. (g.p.)
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 2/9/2010
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