Assolto da 6 capi d'imputazione

Lipari- Assolto per tutti e 6 capi di imputazione . La decisione in favore di Vittorio Casamento è stata del giudice del Tribunale di Lipari, Roberto Gurini . La vicenda si trascinava dall’aprile del 2003, quando Vittorio Casamento, subì il sequestro dell’area di sua proprietà in contrada Vallone Cucco, esattamente della porzione nella quale insiste una strada che consente di raggiungere un fabbricato posto a monte e di proprietà dello stesso Casamento, che venne iscritto nel registro degli indagati. Successivamente nel gennaio del 2005, a seguito di un esposto, la Procura della Repubblica di Barcellona fece svolgere un accertamento al fine di verificare se vi fosse stata escavazione ,in pratica se nell’area fosse attiva una cava. Dalle risultanze dell’accertamento emerse che “sarebbero stati violati i sigilli apposti al momento del sequestro ovvero il 3 aprile del 2003” e che quindi vi sarebbe stata escavazione. Nel contempo all’indagato veniva irrogata la misura cautelare dell’obbligo di non dimorare a Lipari. Per questo motivo Casamento per circa 5 mesi ha eletto il domicilio a Vulcano , fino a quando, cioè, non gli è stata revocata la misura cautelare. In questi giorni il processo: in particolare nel corso del dibattimento l’impostazione accusatoria è stata completamente fatta crollare dal difensore di fiducia l’avvocato Saro Venuto, sulla base di documenti provenienti direttamente dall’Ente miniere, che precisavano che l’uomo nell’aprile del 2003 non svolgeva più attività di cava, ovvero escavazione. L’avvocato Venuto, anche sulla base di alcune precedenti sentenze in materia, ha dimostrato che venendo meno la condotta dell’escavazione, non poteva sussistere il reato “grave” di violazione dei sigilli da parte del signor Casamento, custode dell’area in questione. La difesa ha dimostrato, quindi, l’insussistenza del reato presupposto ( l’escavazione abusiva) al reato di violazione dei sigilli. Pertanto venendo meno quello, il castello accusatorio è stato completamente travolto. Il pubblico Ministero aveva richiesto la condanna ad 1 anno di reclusione e il pagamento di un’ ammenda di 10 mila euro. L’avvocato Saro Venuto ha richiesto invece, l’assoluzione perché il reato presupposto non sussiste e conseguenzialmente il reato derivato e contestato ovvero la “violazione dei sigilli” non è stato commesso. Il giudice accogliendo in toto le motivazioni della difesa, ha quindi assolto Vittorio Casamento per 5 dei 6 capi d’imputazione per “non aver commesso i fatti contestati” , mentre per il 6° perché “il fatto non sussiste”.

, a cura di Tiziana Medda

Data notizia: 2/15/2008

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