Gazzetta del Sud
Palermo- Siluro a sorpresa di Palazzo Chigi sui nove direttori generali "esterni" nominati alla fine dell'anno scorso dal governo regionale cui la legge riconosce la facoltà di ricorrere per un terzo del numero complessivo (28) a professionalità esterne all'amministrazione. Il Consiglio dei ministri di ieri, su proposta del ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, ha disposto l'impugnativa, con conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale, di 9 deliberazioni della Giunta regionale siciliana del 29 dicembre 2009, con le quali era stato confermato, o conferito ex novo, l'incarico di direttore generale a nove soggetti non appartenenti agli organici regionali. Le delibere impugnate, che hanno disposto l'assunzione di personale "esterno" nel limite del 30%, in contrasto con il limite del 10% imposto dal decreto legislativo 165/2001, sono state ritenute dal Governo in contrasto con i principi contenuti negli articoli 3 e 97 della Costituzione.
Il Cdm ha inoltre deliberato la rinuncia all'impugnativa, proposta con conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale nella riunione del 9 ottobre 2009, contro il decreto del dirigente generale del Dipartimento regionale trasporti e comunicazioni della Regione siciliana del 10 agosto 2009. Con il provvedimento regionale impugnato era stata disposta, da parte regionale, la proroga per un quinquennio della data di scadenza dei contratti di servizio in corso con le imprese del trasporto pubblico locale, in contrasto con le competenze statali in materia di tutela della concorrenza. La rinuncia al giudizio è stata imposta dal mutamento del quadro normativo, che riguarda le regioni a statuto speciale e nelle province autonome di Trento e di Bolzano.
Immediata e secca la replica del presidente della Regione Raffaele Lombardo: «Apprendo dalle agenzie di stampa che il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro Fitto, avrebbe disposto l'impugnativa. Si tratta di una notizia che era stata anticipata dai vertici regionali del partito del ministro Fitto. Se le notizie trovassero riscontro, saremmo di fronte a un accadimento che, oltre a non avere precedenti noti, lascia attoniti per la sua palese estraneità al sistema istituzionale». «Infatti - dice Lombardo - secondo quanto prevede l'articolo 14 dello Statuto, la Regione siciliana ha potestà legislativa esclusiva in materia di ordinamento degli uffici regionali e del suo personale. Nessuna competenza ha, in materia, lo Stato, le cui leggi trovano applicazione solo se la Regione non abbia altrimenti disposto». Spiega Lombardo che la norma in realtà prevede che «la percentuale di dirigenti esterni che possono essere nominati dalla Regione siciliana sia pari al 30% dei posti di dirigente generale disponibili in organico e, dunque, in presenza di una norma regionale espressa, la norma statale non può trovare applicazione». «Peraltro, la legge regionale «è stata positivamente vagliata dal Commissario dello Stato - che in Sicilia non è il Commissario del governo - e, dunque, deve ritenersi perfettamente conforme alla Costituzione». Inoltre, «posto che il conflitto si svolge a livello di legislazione statale e regionale (con prevalenza di quest'ultima: lo Statuto ha infatti rango di legge costituzionale), lo strumento del conflitto di attribuzioni è inidoneo allo scopo, essendo relativo, nel frangente, ai conflitti fra Organi dello Stato e fra Regioni che si svolgano mediante atti che non siano espressione di potestà legislativa»
L'opposizione fa sentire la sua voce con Rudy Maira, capogruppo Udc all'Ars: «Non vogliamo apparire presuntuosi ma sulle illegittimità nelle nomine avevamo ragione noi dell'Udc. Le delibere di giunta impugnate dal Consiglio dei Ministri, infatti, non fanno menzione nè dei curriculum dei nuovi direttori, nè contengono alcuna attività istruttoria e comparativa finalizzata all'accertamento del possesso degli indispensabili requisiti di legge». E ancora ricorda Maira: «Già a metà gennaio avevo presentato un'interrogazione parlamentare su questa vicenda ribadendo che la giunta regionale ha agito in palese conflitto con le disposizioni del decreto legislativo Brunetta (150/09). Ci sono ancora due aspetti da far venire alla luce: l'inopportunità del fatto che vengano rimossi, in assenza di valutazione negativa, dirigenti generali interni di comprovata esperienza e l'appesantimento per circa 2 milioni di euro per il bilancio regionale e quindi per i cittadini siciliani. Trascuro per pietas di rimarcare che tra i dirigenti nominati c'è una nutrita pattuglia di attivisti del Mpa di Lombardo».
, a cura di Peppe Paino
Data notizia: 3/2/2010
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