Nascita e morte che si confondono, lo stesso giorno… come se fosse destino. Il filosofo catanese Sgalambro scriveva infatti che “Il nascere e il morire sono i due momenti unicamente reali, il resto è sogno”… e che sogno, la vita di Ingrid Bergman, attrice svedese più volte premi Oscar, racchiusa tra il 29 agosto 1915 e il 29 agosto 1982: le porgiamo un omaggio oggi, dunque, nel giorno in cui ricorrono 101 anni dalla nascita e 34 dalla morte.
Lei, musa di Hitchcock, per la quale perse la testa Roberto Rossellini, preferendola alla Magnani, la bellezza del sud. Lei, bella e disinvolta come poche, arriva appunto in Italia con una lettera al re del Neorealismo: “Se le serve un’attrice svedese che parla molto bene l’inglese, che non ha dimenticato il suo tedesco, che quando si esprime in francese non è molto comprensibile e in italiano sa solo dire ‘ti amo’, io sono pronta a venire a fare un film con lei”.
Da questo primo approccio nasce “Stromboli, la terra di Dio”, il film del 1950, prodotto e diretto dal suo Roberto: durante le riprese, infatti, nasce come un fuoco la loro relazione che destò un grande scandalo, poiché entrambi erano sposati. Ed è da questo amore che nasce la figlia Isabella.
Un film – flop, per il quale però la Bergam vince il Nastro d'Argento come migliore attrice straniera in Italia (1951) e di cui è rimasta famosa la battura di Karin, la protagonista: «Questa non è vita da gente civile».
Tutto avviene all’ombra dello Stromboli, silenzioso testimone di un amori unici... Le vicende sentimentali e i pettegolezzi che nel 1949 coinvolsero il triangolo Magnani, Rossellini e Bergman sui rispettivi set cinematografici di Stromboli e Vulcano, le racconta il documentario “La Guerra dei Vulcani” di Andrea e Francesco Patierno. Un viaggio in un'epoca del cinema italiano nella quale esisteva il divismo che ha contribuito a renderlo celebre in tutto il mondo.
di Rosa Maria Ciulla
Data notizia: 8/29/2016
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