Lombardo e il Nuovo Meridionalismo

Lombardo e il Nuovo Meridionalismo Riceviamo da Rosario Amico Roxas e pubblichiamo: Egr. on. Raffaele Lombardo il suo Movimento ha dimostrato di possedere i numeri per una dilatazione sul territorio; ma non si tratta di una ipotesi per uno stimolo, bensì di una esigenza senza alternative. O si realizza anche altrove, e diremo dove, come e perché, o è destinato a finire nel breve spazio di una nuova tornata elettorale. La Sicilia sta stretta al Movimento di Raffaele Lombardo; nella contenuta dimensione siciliana non c'è possibilità progettuale concreta. DOVE Lo spazio di affermazione deve coinvolgere la parte Sud del Mezzogiorno: Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e le isole maggiori Sicilia e Sardegna. COME Riproponendo un Nuovo Meridionalismo Mediterraneo, in grado di ri-collocare questa parte del Mezzogiorno al centro del Mediterraneo e non più nel Sud d'Italia, che diventa il Sud d'Europa. PERCHE' Il problema di evidenziare l'esigenza di un nuovo meridionalismo mediterraneo scaturisce dalla realtà inconfutabile che l'Italia rappresenta il meridione d'Europa, quindi una politica meridionalistica deve coinvolgere tutta la nazione, a maggior ragione il meridione d'Italia, che corre il rischio di diventare il Meridione del Meridione d'Europa. Il nuovo meridionalismo deve partire da questo convincimento e da una accurata analisi socio-economica, che vede l'Italia perdere, ogni giorno di più, la competitività con gli altri paesi dell'UE. Una realtà meridionale come la nostra, proiettata nel Mediterraneo, inserita geograficamente in un'area di grandi mercati, dove può esercitare il ruolo primario di motore dello sviluppo di una massa potenziale di oltre 800 milioni di abitanti, non può rimanere sacrificata a mercati che stanno diventando sempre più sfuggenti.La Sicilia, analogamente alle altre regioni individuate, si trova in una posizione ibrida: inserita nella realtà europea, è tagliata fuori dai programmi di intervento verso le aree di sviluppo del Nord-Est d'Europa a causa della posizione geografica per nulla favorevole, mentre il modesto interesse, peraltro solo verbale, del governo centrale verso l'integrazione mediterranea, minimizza ogni possibilità di decollo degli interventi in tale area, che è, per vocazione storica e posizione geografica, quella di maggior interesse per la Sicilia e per i siciliani. Il ruolo-guida della Sicilia e dei siciliani, in una prospettiva di integrazione mediterranea, è quello di ammortizzatore culturale, ritrovandoci ad essere un popolo multirazziale, sia per posizione geografica, che per vocazione millenaria. La volontà politica del governo regionale di intervento in quelle aree ha promosso progettualità che, ancora, non hanno trovato riscontro operativo concreto, per mancanza di specifiche conoscenze circa il potenziale di tali aree, meritevoli, invece, della più grande attenzione, sia al presente che, in prospettiva, nell'immediato futuro, quando tutta l'area sarà identificata quale "zona di libero scambio delle merci", ormai fra pochi mesi. La dipendenza politica degli amministratori siciliani dalle decisioni forzatamente unanimistiche del governo centrale impedisce un'autonoma capacità decisionale e organizzativa, penalizzando ogni possibile programmazione. Un'azione di centralismo politico nell'area del Mediterraneo potrebbe essere svolta da una forza politica decisamente meridionalistica, indirizzata a far valere i potenziali del meridione d'Italia e della Sicilia in particolare. Non possiamo attenderci nulla dal governo centrale, né in termini propositivi, né in termini programmatici; il pragmatismo imperante indica solamente la strada dell'immediato utile, senza neppure volgere lo sguardo verso altre realtà che ci riguardano da vicino. Necessita una nuova e attiva progettualità per promuovere il dialogo fra tutti i popoli che si affacciano sul Mediterraneo, iniziando con l'analisi delle problematiche che sembrano dividere tali popoli, per esaltare gli elementi che uniscono. Lo scopo di una tale progettualità è quello di promuovere l'integrazione fra popoli così vicini sotto ogni profilo, stimolare lo scambio di esperienze e analizzare tutti gli aspetti che uniscono i popoli del Mediterraneo, cercando di smussare gli aspetti che dividono. Non dobbiamo, inoltre, trascurare che l'Italia intera rappresenta il Meridione d'Europa, anche se alcune regioni ritengono di essere inserite nel cuore dell'Europa economica; è un mito che i fatti hanno cominciato a sfatare, specialmente con l'adesione alla UE dei paesi dell'ex blocco sovietico. Il punto prioritario in un discorso mirato alla integrazione dei popoli deve essere non il reciproco diritto a parlare, bensì, innanzitutto, il reciproco dovere di sapere ascoltare le ragioni degli altri, senza cercare di imporre la propria volontà e i propri esclusivi interessi. Occorre transitare dall'idea della globalizzazione dei mercati, che è intesa dalle nazioni in via di sviluppo dell'Africa del Nord come un nuovo colonialismo, al più concreto e realizzabile concetto della integrazione, in un rapporto paritario di reciproco interesse.

, a cura di Peppe Paino

Data notizia: 6/16/2009

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